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Mimesia | Divisivo, a volte ritornano…
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Divisivo, a volte ritornano…

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Divisivo, a volte ritornano…

A volte ritornano.

Ebbene sì è la magia della lingua, ci sono termini che lentamente con l’andare del tempo scivolano prima nel desueto, poi nell’arcaico e poi silenziosamente spariscono. E a volte – ecco il caso – invece, ritornano.
Divisivo riemerge dalle pagine della memoria per vivere una seconda giovinezza. In realtà si potrebbe proprio parlare di una Primavera, visto che il suddetto tira il fiato proprio nell’aprile 2013. Divisivo è un aggettivo nato con la camicia: in gioventù utilizzato addirittura dal Buti nel commento della Divina Commedia.
Avrebbe potuto accontentarsi di essere masticato dalle labbra di un comune cittadino, o di trovarsi nel bel mezzo di un’accesa discussione tra condomini, e invece no.

Non lui.

Divisivo nasce e corre: nei talk show, tra i titoli dei giornali, ammiccante sui canovacci della satira.
Divisivo, ossia che ha in sé la divisione, che procede per divisione. Separato, scisso, divorziato. Non inclusivo. Esclusivo. Non conforme. Non aderente. Ehi direte voi, vacci piano con le parole! Al giorno d’oggi non puoi non essere conforme, inclusivo, omologato, integrato. Se sei divisivo crei scissione, poni un problema, inneschi un dubbio, un rifiuto, una crisi. Eccoci tornati al punto di partenza.
Ricordatevi: mai mettere in dubbio le semplici e poche prese di posizione del comune buonsenso. Mai porre il dubbio, perché il dubbio provoca domande e le domande sono la peggiore causa di destrutturazione che la storia ricordi. Quindi il bugiardino di come comprendere la realtà che ci circonda, recita: mai porre un perché tra il telegiornale e l’approfondimento.
Se poi tra la stanchezza, vi venisse in mente un “Come mai? E io, cosa ne penso?” in fascia oraria protetta, il consiglio che posso darvi è uniformatevi e lentamente guadagnate le lenzuola.

La lezione magistrale che ci lascia il nostro caro amico Divisivo però, è che la Lingua appartiene ai parlanti, e che le parole vivono o muoiono solo perché rispondono a una precisa esigenza: comunicare. Divisivo ci insegna che l’esclusione in realtà nutre il germe non del diverso (di cui abbiamo così tanta paura), bensì del dubbio: perché diverso? Uguale a cosa dunque? E con che caratteristiche? E se invece di separare si cominciasse semplicemente ad osservare il non conforme (a me), magari a distanza, si potrebbe comprendere che anche in ciò che separa esiste qualcosa che unisce.
Non fosse altro magari, di poter rispettare la volontà dell’escluso di restale tale.

 

 

(articolo pubblicato su Sicilia e Donna, 2014)

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