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Mimesia | Solo un abbraccio
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Solo un abbraccio

Solo un abbraccio

Sono una ricetta mal riuscita. Una di quelle con le dosi che non tornano mai.

Sempre troppo o troppo poco. L’amante che lascia liberi ma da cui ci si scorda di tornare, forse dovevo chiedere di più. La donna che dice: “mi manchi, ho voglia di vederti”, no non va bene perché così si soffoca. Troppo indipendente, troppo libera nel linguaggio, troppo passionale, troppo intellettuale. Poco paziente o poco diplomatica.

Iannacci la sapeva lunga in merito e ben si adeguavano le sue parole a me.

Mai stata una buona figlia. Per carità. Nemmeno una buona madre: anaffettiva, menefreghista ed egoista solo per citarne alcune. Nemmeno capace di essere una segretaria decente: come te nessuna mai. Oltre a te peggio non c’è. Col tempo sono diventata un metro di misura: peggio di così nessuno mai.

Oltre solo il baratro. Oltre nemmeno oltre: ci si ferma col pessimo. Cattivo al massimo grado. Un vero superlativo per esprimere la mia totale inadeguatezza. E in ogni campo. Ah sì, nessuno sconto, non ci sono mica i saldi nella vita!

No, no quando uno fa male al grado pessimo non esistono scorciatoie. Prendere o lasciare. “Io ne ho viste di persone, ma come te, nessuno mai!”

Una ricetta che assolutamente non va: tra ingredienti e dosi qualcosa non quadra. Per non parlare delle indicazioni: provare a mettere tutte le parti solide insieme e poi aggiungere il liquido? O amalgamare bene a coppia?

No, no non torna proprio niente.

“Come te nessuno mai”… “peggio di così non ho mai conosciuto nessuno”…e mentre ascoltavo – non senza una qualche preoccupazione – per comprendere a quale tonfo io mi dovessi preparare, su quale bassofondo il mio culo si sarebbe schiantato, non arrivava mai il fondo del pozzo, perché per questo tipo di pozzo non esiste fondo. Così mentre restavo ansiosamente appesa per comprendere la prossima mossa tentando di anticipare aggettivi e sostantivi, a un tratto sono scoppiata a ridere!

Una risata così liberatoria da lasciare tutti di stucco, anche la sottoscritta. Continuavo a ridere e mentre mi piegavo in due per trattenermi, mi sono accorta che quello che provavo era gioia . Gioia pura. Assoluto divertimento. Libera finalmente da tutte le aspettative nessuna paura di quel pozzo buio che avrebbe dovuto ingoiarmi.

Peggio di me nessuno. Liberatorio.

Va bene così. Non più dentro alle vostre teste. Non più un algoritmo da dover far tornare per alzare l’indice di gradimento. Non so ma se ripenso a quella voce impostata con l’indice alzato in deprecabile giudizio nei miei confronti non riesco a smettere di ridere a crepapelle, mentre cercava di trovare le parole per esprimere quel peggio del peggio a cui non si arriva tanto è peggio.

Non sono mie le aspettative. Non sono i miei i parametri.

Dosi sballate, ingredienti fallati, tabelle vuote, i conti non tornano, i codici sono invalidi.

E se oltre a me non può esserci niente di peggio, ringrazio perché sono libera.

Libera di essere me stessa oltre. Fuori. Altrove.

Un cappellaio matto, un ospite inatteso, un imprevisto da gestire. Una risata da far risuonare. E pensare che di tutte le accuse che mi sono state mosse, mai nessuno mi ha mai chiesto: “Cosa vuoi?”

Avrei risposto: “Un abbraccio. Solo un abbraccio

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