01 Mag Peggio Amalia: La mia nonna e l’arte del borbottio
Peggio Amalia: La mia nonna e l’arte del borbottio
Si dice borbottare quando una persone emette suoni indistinti per dimostrare disappunto. E’ un lamentarsi a bassa voce, un mormorio fra i denti, un parlare in modo indistinto senza far sentire chiare le parole. Tra i sinonimi troviamo bofonchiare, borbogliare, brontolare, mormorare, mugugnare, taroccare, lagnarsi e lamentarsi. Tutte queste parole mi riportano ad un’immagine chiara, nitida e familiare: collo taurino, mani grandi e forti, braccia da scaricatore di porto, con dei lembi di pelle proprio poco sotto l’incavo delle ascelle. Branchie di pesce? No, solo pelle in avanzo. Pelle morbida e spesso umida, sudata e dall’odore acre e dolce. Odore di borotalco misto ad acqua di rose. Capelli permanentati color castagna, almeno due volte alla settimana avvolti in “rolli” colorati di due grandezze diverse, fermati da beccucci color argento. Occhi marroni e piccoli, ingranditi da lenti a fondo di bottiglia. Bocca sottile, naso a patata e viso costellato da piccole macchie marroni, altre più scure e alcune sul tono del rosso sangue. Le orecchie poi: grandi lobi da elefante con appesi orecchini d’oro d’altri tempi. Alla parola “brontolare” mi viene in mente la mia nonna, che trovava continuamente qualcuno a cui brontolare o qualcuno con cui lamentarsi di qualcun altro, in un continuo borbottio, a tratti mantrico. Il suo bersaglio preferito era mio nonno, talmente taciturno da rendere il suo continuo chiocciolio quasi un soliloquio.
Entrando dalla porta di casa, spesso aperto o nel peggiore dei casi con le chiavi nella toppa, si sentiva già dal corridoio un lontano borbottio di tuoni, un gorgoglio di acque in continuo riflusso… “La nebbia agl’irti colli piovigginando sale, e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar; ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor dei vini l’anime a rallegrar.” Il suo continuo mugugnare alle mie orecchie suonava come l’odore delle patate al forno quasi pronte o alla fragranza del caffè proprio in quell’istante in cui con
‘PEGGIO AMALIA’!
le forbici tagli il pacco per metterlo nel barattolo. “Sei come una pentola di fagioli!” gli diceva a volte il figlio, nonché mio padre, ma lei a questo gergo provinciale romano non dava peso, forse perché, cresciuta nella campagna padovana, non ne coglieva il significato onomatopeico o piuttosto perché i suoi pensieri continuavano a mormorare anche quando non era lei a parlare, ma almeno apparentemente si trovava nel ruolo dell’ascoltatore. Mi ha insegnato che non importa il bersaglio quando si ha da lamentarsi di qualcosa. Qualunque mal capitato che incroci sulla tua strada, o nella tua cucina, è lì al momento giusto, è lì per te e tu puoi farne ciò che credi è e cosa e poi ti fà ma ste fa fa me sta tra tra si poi ma si certo ma ama fa non si sia no no non non si fa se si si si si si bo bo bo bo bo brrrr brrrrrr bbbb bhe si certo ecco ma ba bah boh e fa freddo si mah se si si eh qui è sempre così si mah boh mah….
Maria Laura De Bardi
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